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martedì 29 giugno 2010

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[L'Attimo Fuggente] La consapevolezza delle proprie fortune

martedì 29 giugno 2010
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Uno degli aspetti da non trascurare assolutamente nel viaggio che stiamo compiendo è senza dubbio la consapevolezza. Durante il cammino possono capitare momenti di scoraggiamento, di tristezza, di fatica, di smarrimento. Ci si sente perduti, vuoti, aridi; questa situazione di aridità influisce negativamente sulla serenità e sul percorso che stiamo facendo, che ha tutt’altra direzione e meta. Come affrontare questo inconveniente ?

E’ importante, a mio avviso, avere consapevolezza di sé e delle proprie fortune.
Avere consapevolezza della fortuna, innanzitutto, di esistere, di esserci, di avere la possibilità di giocarsi le proprie carte.
Avere la consapevolezza della fortuna di essere in salute, rendersi conto della fortuna di avere i piedi, le gambe, le mani, gli occhi, le braccia, la bocca, le orecchie.
Troppo spesso diamo tutto per scontato e per renderci conto di quanto siamo preziosi ed è prezioso ciò che abbiamo in noi, dobbiamo vedere qualcuno che sta peggio di noi.
Mai dare per scontato nulla, è un grave errore che spesso commettiamo.
Di fortune ce ne sono molte altre, ad esempio avere dei buoni amici o stare condividendo la vita accanto ad una persona speciale, aver trovato la persona giusta, avere un buon lavoro, una famiglia sana e unita. Tutte queste cose non bastano per essere felici, non sono il fine del nostro viaggio, non sono la felicità che cerchiamo, eppure sono aspetti importanti di cui tenere conto, sono il contorno che quando c’è è un piacere averlo.
È un contorno di cui non ci si deve mai abituare, chi ha la fortuna di averlo.
Ricordarsi queste cose può aiutare a sollevarci quando attraversiamo periodi difficili o siamo esausti, pensare che dopotutto la vita è meravigliosa per il solo fatto che abbiamo la possibilità di giocarcela, che c’è qualcuno ci vuole bene, che abbiamo la salute che non tutti hanno, pensare che c’è tanto di positivo nella nostra vita e da lì si può sempre ripartire.
Questa è la consapevolezza delle proprie fortune, utile strumento di consolazione per i momenti duri della vita che inevitabilmente ci sono.
Il nostro viaggio è indirizzato verso una gioia ed una felicità che non dipendano da queste cose, una felicità che sia costante, immutabile e incorruttibile, indistruttibile, eterna.
Anche in questo viaggio, però, ogni tanto fa bene rifocillarsi ricordandosi che si è tanto fortunati. Si può alzare lo sguardo e sfruttare il dono della vista per guardare un bel cielo, un bel sole; si può sfruttare il dono delle gambe per fare una bella passeggiata, pensando che in fondo, nonostante le preoccupazioni, gli stress, le fatiche e lotte quotidiane, la vita è proprio bella e vale tanto la pena di essere affrontata con un sorriso.
Perché potevamo esserci o non esserci, ed invece, per fortuna (per chi crede alla fortuna), ci siamo. Scusate se è poco.
La poesia di oggi è di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961, ma, curiosamente ed erroneamente, da anni fatta passare come scritta da Pablo Neruda:

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicita'.

Aldo Li Volsi



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