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mercoledì 14 luglio 2010

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Le coppie di fatto...la svolta???

mercoledì 14 luglio 2010
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E' notizia di un paio di settimane fa di un provvedimento del Consiglio Comunale di Torino in merito alle coppie di fatto.
Gli Amministratori torinesi hanno deciso di istituire un registro, con annesso certificato anagrafico da richiedere presso l'Ufficio preposto al servizio, per le coppie di fatto, legate soltanto da un "vincolo affettivo".
L'iniziativa è nata affinché anche coloro che convivono possano godere dei diritti e benefici previsti dal Comune piemontese nei settori di casa,scuola, sanità e servizi sociali.
Nulla a che vedere con i Dico. Le coppie di fatto restano tali, ma possono anch'esse usufruire dei servizi messi a disposizione dal Comune.
La Curia torinese si è ovviamente subito espressa in modo sfavorevole alla suddetta delibera comunale, che, stando alle parole della stessa, "svaluterebbe l'istituto della famiglia".

E' paradossale che a parlare di matrimonio e di famiglia sia sempre un' istituzione (la Chiesa) che, per propria scelta, può solo immaginare le gioie e i dolori dell'unione di un uomo e di una donna, sia esso dinanzi a Dio o dinanzi allo Stato. Ma tra l'immaginazione e la realtà c'è una differenza abissale.

Mi ritengo cattolico praticante anche se, stando alle parole pronunciate da Papa Benedetto XVI, poco dopo la morte di Papa Wojtyla, a proposito del "relativismo" che affligge il cristianesimo moderno, non potrei definirmi tale.
Accettare in maniera assoluta i dogmi della Chiesa , soprattutto quelli che riguardano temi delicati come il matrimonio, presuppone una fede, che a mio parere, possiedono soltanto i Santi.
Siamo per natura portati a porci delle domande, a dubitare anche quando crediamo fermamente in qualcosa o, nel caso della fede, in Qualcuno.
Siamo tutti dei "San Tommaso", soprattutto nei momenti di difficoltà.
Siamo "umani", nel senso biblico del termine.
Credo che se siamo gli unici esseri nell'universo a cui è stata concessa la capacità di raziocinio è per poterla usare.
Ricordo la frase con cui la mia professoressa di Storia e Filosofia del liceo esordiva all'inizio di ogni anno scolastico: "Qui il Verbo non c'è", vale a dire non esiste verità assoluta. Diceva anche che lo scopo della filosofia, e della cultura in generale,è quello di affinare le capacità logiche di un individuo affinché anche le cose più semplici, come spazzare, fossero fatte secondo il criterio ritenuto più opportuno.
Tutto questo preambolo per dire cosa? Che reputo lodevole l'iniziativa del Comune di Torino e che mi auguro che anche altri Comuni adottino lo stesso espediente.
Per quanto sia un estenuante sostenitore del matrimonio (sia religioso che civile) mi rendo conto che oggigiorno la convivenza è una scelta obbligata.
Quando si parla di crisi economica, precariato del lavoro; quando ci si lamenta che l' Italia è un Paese non amico della famiglia ecc... non sono solo parole.
Come possono due giovani, che magari lavorano anche in Regioni diverse (casi tutt'altro che isolati), con contratti a progetto o a tempo determinato progettare di sposarsi?
I più fortunati che lavorano nella stessa città spesso condividono un monolocale in periferia che costa tra i settecento e i mille euro al mese.
Di certo non il posto ideale per mettere su famiglia. Questi sono dati reali.
Ad essi si aggiungono: gli asili nido statali che si contano sulle punta delle dita, le famiglie d'origine lontane (un tempo erano le nonne ad occuparsi dei nipoti fino all'età per poterli iscriverli alla scuola materna), il diritto alla maternità negato a molte lavoratrici e politiche familiari a sostegno (comunque esiguo ed assolutamente inadeguato) di famiglie con almeno tre o più figli. Come se i figli unici non fossero bambini come gli altri. E' sempre la stessa storia. Muore una singola persona e sembra che non conti. Si verifica una catastrofe che causa centinaia di vittime e i servizi e gli articoli di giornale si sprecano. Come se la nostra vita, per valere qualcosa, debba essere associata a quella di migliaia di altri! Lo stesso vale per le famiglie. Nessuno, a parte la coppia, conosce le motivazioni che possono celarsi dietro un figlio unico. Non sempre questa scelta è dettata da egoismo. E' necessario che lo Stato tuteli la famiglia e basta. Sia essa composta da tre, cinque o dieci persone. Per cui ben vengano le iniziative come quella del Comune di Torino.

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3 commenti:

Aldejes ha detto...

Scrivi:
"Mi ritengo cattolico praticante anche se, stando alle parole pronunciate da Papa Benedetto XVI, poco dopo la morte di Papa Wojtyla, a proposito del "relativismo" che affligge il cristianesimo moderno, non potrei definirmi tale.
Accettare in maniera assoluta i dogmi della Chiesa , soprattutto quelli che riguardano temi delicati come il matrimonio, presuppone una fede, che a mio parere, possiedono soltanto i Santi."

Da questo pensiero si capisce che il relativismo di cui parla il Papa riguardi il "pensare diversamente da quello che pensa la Chiesa", come se chi ha un pensiero diverso dal Suo sia una relativista. Non è affatto questo il "relativismo" di cui parla il Papa.
L'espressione successiva è ancora più fuori tema.
La Fede, infatti, non è "ACCETTARE IN MANIERA ASSOLUTA E SENZA PENSARE I DOGMI DELLA CHIESA" e nessun Santo lo ha mai fatto.
La Fede in Gesù Cristo non è questa bensì è l'Incontro e la relazione con Lui. E' la Sua sequela, che porta alla propria conversione di vita e a seguire i Suoi insegnamenti che sono per la VITA e per la Gioia vera.

In ultimo, c'è una gran bella differenza tra la convivenza e il matrimonio. (un cristiano lo dovrebbe sapere)

LA GRAZIA DI DIO.
Una coppia si promette fedeltà e amore eterni non basandosi sulle proprie forze ma CONFIDANDO nell’assistenza della Grazia di Dio, grazia che viene nel Sacramento del Matrimonio Cristiano attraverso il SI degli sposi al Progetto d'Amore di Dio.
E gli sposi stessi stanno insieme per testimoniare con il loro amore reciproco l'Amore di Dio per gli uomini.
Essi, con la loro unione, sono chiamati ad essere immagine di Dio.

Insomma, senza voler polemizzare, mi pare che questo articolo abbia diversi buchi o quantomeno non sembra scritto da uno che ha incontrato Gesù Cristo.

Perchè se è vero (e questo lo condivido) che esistono oggi diverse difficoltà, soprattutto economiche, da affrontare, è pur vero che IL VERBO C'E'.

E questo fa una gran bella differenza.
:-)

NB: il massimo rispetto per chi sceglie di convivere; ognuno è libero di scegliere per la propria vita. Ma se parliamo di Cristianesimo e ci stupiamo che la Chiesa difenda il matrimonio e la famiglia in maniera così decisa, dovremmo sapere che lo fa perchè sa quanto è bello il matrimonio cristiano e quanto preziosa è la famiglia e perciò va tutelata da qualsiasi surrogato.
Ciao!

Spank ha detto...

Aldo la persona che ha scritto l' articolo ha ricevuto il sacramento della cresima all'età di 13 anni. Una scelta assolutamente libera e fortemente sentita. Sempre la stessa persona ha due genitori che per 12 anni hanno fatto parte del cammino neocatecumenale( non so se ne hai mai sentito parlare)e sono stati catechisti matrimoniali.Io stesso ho fatto parte del cammino e, quando sarò nelle condizioni di farlo, sposerò la persona che amo davanti a Dio.Ma vedi io non ho la presunzione di mettermi su un piedistallo e dire chi e non ha conosciuto Cristo. E soprattutto rispetto chi in Dio non crede. Vedi Aldo all'ipocrisia di tanti che si sposano in chiesa solo perchè così si usa, perchè la gente mormorerebbe, io preferisco persone, come molti miei amici, che si sono sposati civilmente perchè non hanno la fede. La Chiesa Aldo è fatta di persone. Non è infallibile. E se è vero che difende il matrimonio è anche vero che molti preti permettono che si sposino coppie che "hanno fatto il guaio". Non ti sembra un controsenso? Che ragazzine incinte indossino l'abito bianco? Perchè in quelle occasioni non si difende il matrimonio e la famiglia? Nessuno è perfetto Aldo, a parte Dio, e dovresti saperlo. Un pò più di umiltà e soprattutto rispetto per chi non ha avuto come te la fortuna di conoscere Cristo!

Aldejes ha detto...

Rispetto quello che dici, ma la precisazione era a mio avviso dovuta poichè io non stavo dicendo se chi ha scritto l'articolo è cristiano o no, ma cosa è cristiano e cosa non lo è in base alle Scritture ed agli insegnamenti di Cristo.

Così come ad esempio si può affermare che l'aborto non è un atto cristiano, allo stesso modo la convivenza non è un atto cristiano.
Può capitare poi che qualcuno per vari motivi si imbatta in una convivenza... c'è tutta la mia comprensione perchè sbagliamo tutti ed io sbaglio ogni giorno.
Ma non mi metto a giustificare i miei peccati o a proporli come buoni o a stupirmi a un certo punto se la Chiesa storce il naso.

Un conto è mancare il bersaglio (definizione di peccato), cioè mancare ciò che ci rende felici.
Un conto è promuovere, proporre, giustificare, relativizzare tale mancanza, che è una mancanza triste per ogni essere umano, che è invece chiamato alla gioia e alla vera realizzazione di sè.

CIao!

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