Libero adattamento di Raffaele Abbate dalle opere omonime di Euripide ed Aristofane, per la regia di Sasà Trapanese.
Platea piena, pubblico attento e coinvolto, applausi a scena aperta.
Un saggio di fine anno di un corso di teatro è in genere un saggio calligrafico, eseguito secondo i "sacri testi" e seguito dai familiari dei vari attori con doverosi applausi di cortesia.
Stavolta non è andata così. L'originalità dell'adattamento di Raffaele Abbate che si è divertito a miscelare Euripide, Aristofane, uno spruzzo di Shakespeare ed alcune citazioni all'attualità, l'impegno assoluto del regista Sasà Trapanese che ha saputo tirare il meglio da tutti i ragazzi della compagnia, il coinvolgimento e la partecipazione sentita di tutti gli attori da quelli con ruoli marginali ai protagonisti, ha fatto si che si creasse il momento magico del teatro: uno spettacolo che prende gli spettatori.
Si arriva fino alla fine, quando cala il sipario, senza rendersi conto del tempo che passa e ci si rammarica che lo spettacolo sia finito.
Un bravo sentito a tutti, nessuno escluso.
Una menzione particolare per Anna Abbate, all'esordio, che ha tratteggiato una Medea magica, magnetica e di grande fisicità, per Olga Di Bello nel ruolo della figlia della nutrice, brillante e brava anche nelle controscene, per i divertenti e coinvolgenti Gianluca Papa e Andrea Maisto nei ruoli en travestì delle due streghe e per Danilo Del Prete che ha disegnato mirabilmente un Giasone tronfio ed odioso.
Ma ribadisco tutti i ragazzi della compagnia meritano un grande applauso.
Le musiche e le coreografie sono appropriate e suggestive, come anche i costumi e la scenografia.
Peccato non si replichi.
All'anno prossimo e con un altro testo.
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