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venerdì 5 novembre 2010

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[L'ATTIMO FUGGENTE] La dipendenza dall'apparire (parte prima)

venerdì 5 novembre 2010
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Un’altra dipendenza molto importante e molto diffusa nella società odierna è senza dubbio quella che fonda le sue radici nell’apparenza.
Credo sia banale e scontato rilevare che siamo tutti schiavi dell’apparire, basta guardarsi intorno e scoprire come ci adeguiamo alle mode di ogni tipo o ci inchiniamo a ciò che gli altri ci richiedono.
Perché l’apparenza è più importante della realtà ?
Tra le tante possibili risposte penso all’appartenenza ad un gruppo, alla competitività degli ambienti in cui viviamo, al giudizio che viene dall’esterno e contro cui ci dobbiamo difendere continuamente. Ci sono tantissime altre motivazioni che ci inducono a sottostare a questa schiavitù orrenda.
Riformulo la domanda: perché preferiamo apparire qualcosa che non siamo piuttosto che mostrarci per quello che siamo realmente ?
Forse perché dobbiamo essere all’altezza di una società che ci chiede di primeggiare ad ogni costo ? Perché non possiamo permetterci di sbagliare ? Perché non possiamo permetterci di essere diversi dal comune modo di pensare, poiché essendo diversi siamo tagliati fuori ?
C’è una perfezione che cerca la società odierna che non è la perfezione adatta a portarci verso la gioia e la pienezza.
La perfezione di questo mondo è essere vincitori ad ogni costo, è essere bellissimi con ogni ritocco chirurgico necessario, è essere potenti con ogni (illecito) mezzo, è essere ricchi senza (giusta) misura, è essere pieni di gloria e onore tra gli uomini con ogni sottomissione possibile.
Questo tipo di perfezione è ciò che rende gli uomini di questo tempo (e di ogni tempo) assolutamente infelici, depressi e schiavi.
Il perché è facilmente constatabile: questo tipo di perfezione non esiste e non esisterà mai, di conseguenza la sua ricerca è un inseguire una folle illusione che ci porterà soltanto a continui insuccessi o frustrazioni.
Questo tipo di perfezione serve solo a farci sentire mancanti, difettosi e sbagliati così da cercare le soluzioni (i prodotti) che la società stessa desidera venderci.
Inoltre per raggiungere una delle perfezioni di cui sopra, il più delle volte sarà necessario abbassare la propria dignità a compromessi molto bassi e meschini, che schiavizzano la nostra coscienza oltre che la nostra gioia.
E che dire degli abiti che indossiamo e dei personaggi che interpretiamo per piacere a chi ci sta intorno ? Che sia per essere accettati o per affermarci, che sia per piacere o per dovere, ogni giorno impersoniamo il nostro personaggio che possa sopravvivere in questa società.
Sopravvivere al giudizio degli altri, sopravvivere alle regole degli altri, sopravvivere ai nostri desideri sbagliati che ci spingono verso la ricerca di ciò che non ci fa bene, sopravvivere e non vivere.
Forse dovremmo mettere in discussione chi ci vuole in un’altra maniera e non come siamo realmente, forse dovremmo cominciare a contestare chi ci vuole adeguare al sistema, chi ci giudica male quando non siamo di suo gradimento, chi ci abbandona quando non siamo perfetti o quando commettiamo degli errori, chi ci costringe ad una dipendenza che ci danneggia. __ fine prima parte __

Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
per quel ricco ornamento che virtù le dona!
Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.

Quanto ancor piu' bella sembra la bellezza (Sonetto 54)

Quelle ore che modellarono con lavoro gentile
l’amabile sembiante sul quale ogni occhio indugia
si faranno tiranne contro di lui,
togliendo la bellezza a chi nella bellezza eccelle;
Poiché il Tempo che mai riposa spinge l’estate innanzi
nell’orrido inverno e ve l’affonda,
linfa fermata dal gelo e forti foglie perdute,
bellezza sommersa da neve e nudità dovunque.
Se non restasse allora l’essenza dell’estate,
liquida prigioniera chiusa in muri di vetro,
l’effetto della bellezza sarebbe tolto con la bellezza,
sparita quella, e insieme il suo ricordo.
Ma i fiori distillati, anche se incontrano l’inverno,
non perdono che l’apparenza; la sostanza ne vive ancora dolce.

Sonetto V

(ALDO LI VOLSI)






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